Cosa vedere a Berat, una perla nel cuore dell’Albania
Berat è una graziosa cittadina situata nel cuore dell’Albania. Ha diverse cose interessanti da vedere sia a livello storico sia paesaggistico e ogni anno richiama numerosi turisti, anche dall’estero.
In un primo momento, durante la fase di pianificazione del nostro viaggio nella capitale dell’Albania avevamo pensato di fare una escursione in giornata a Berat.
A proposito qui trovate il nostro articolo sui luoghi più interessanti da vedere a Tirana.
Analizzando però con calma i luoghi da visitare e gli orari degli autobus per il viaggio di ritorno nella capitale albanese (l’ultimo partiva a metà pomeriggio), avevamo deciso di rimanere fuori anche per la notte.
A posteriori possiamo tranquillamente affermare che la scelta si è rivelata azzeccata, in quanto avevamo avuto la possibilità di vivere i suggestivi momenti delle ore serali.
Secondo noi la città va assaporata con calma, con ritmi slow. Passeggiando per i vicoli del centro storico, gustando un buon caffè o un bicchiere di vino in uno dei numerosi bar, facendo quattro chiacchiere con la gente del posto (diverse persone parlano o capiscono l’italiano).
Se proprio foste impossibilitati a dedicarle due giorni, allora potete optare per una escursione guidata a Berat da Tirana. Il tour si svolge in lingua italiana ed ha una durata di circa sette ore.
Oltre a raccontarvi la nostra esperienza e cosa vedere a Berat, in questo articolo vi forniamo alcuni consigli pratici per organizzare al meglio la visita.
Articolo aggiornato il 4 marzo 2023.
Indice
- Come arrivare in Albania
- Come arrivare a Berat da Tirana
- Quando andare
- Free Tour
- Dove dormire a Berat
- Dove mangiare
- Un po’ di storia
- Cosa vedere a Berat in due giorni
- Valuta Albania
- Copertura sanitaria in Albania
Come arrivare in Albania
L’Albania si può raggiungere dall’Italia in aereo, via mare oppure con mezzo proprio. In quest’ultimo caso però dovrete mettere in preventivo diverse ore di guida su strade non sempre agevoli attraverso Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina e Montenegro.
Da alcuni porti italiani invece (Trieste, Ancona, Bari e Brindisi) sono attivi dei collegamenti marittimi con le città di Durazzo (Durrës), Valona (Vlorë) e Saranda (Sarandë), quest’ultimo però solo stagionale.
Da diverse città infine è possibile raggiungere Tirana con voli diretti, dato che lo scalo aereo della capitale è al momento l’unico operativo nel paese.
Come arrivare a Berat da Tirana
Nel caso non abbiate a disposizione un mezzo proprio, il modo più pratico e conveniente per raggiungere Berat da Tirana è sicuramente il pullman.
Il tragitto dura all’incirca due ore, il costo del biglietto è di 400 Lekë e si paga sul mezzo dato che non ci sono biglietterie alla stazione.
Dalla capitale albanese gli autobus diretti nelle località situate nel sud del paese partono dalla stazione conosciuta da tutti con il nome di Dogana, in quanto sorge nei pressi della rotatoria Rrethrrotullimi i Doganës.

Tirana, la fermata degli autobus che collega il centro con la stazione Dogana e l’aeroporto di Rinas
Si tratta di uno spiazzo affollato di gente vociante, corriere e furgoni, una specie di girone dantesco ma con un caos organizzato.
Tutti i mezzi hanno sul parabrezza il cartello recante il nome della destinazione finale, per cui è semplice individuare quello corretto.
Per raggiungere la stazione di Dogana dal centro di Tirana potete optare per un taxi oppure prendere l’autobus nello slargo situato dietro il Palazzo della Cultura (Opera) di piazza Skënderbej.
La fermata è la stessa dello shuttle che collega il centro città con l’aeroporto di Rinas.
Lungo il percorso, dopo aver superato Durazzo e lasciata la strada costiera, si entra in una zona rurale del paese.
Si attraversa un paesaggio di campi coltivati a frumento, fieno, alberi da frutta e filari di viti. Di tanto in tanto si incrociano delle serre dove si producono peperoni, pomodori e vivai di fiori.
Le strade percorse sono tutte in buone condizioni.
Una volta arrivati a Berat il pullman termina il suo percorso in un terminal situato alla periferia della città. Per arrivare a destinazione si deve prendere il bus urbano che fa la spola con il centro storico.
Quando andare
La gente del posto mi ha detto che in questa zona dell’Albania il meteo presenta delle estati molto calde e afose ed inverni ricchi di precipitazioni piovose.
Per questo motivo i periodi migliori per visitare Berat sono la primavera (aprile, maggio e giugno) e fine estate – inizio autunno (settembre e ottobre).
Free Tour
Se non avrete molto tempo a disposizione oppure per prendere confidenza con la città, allora vi consigliamo di partecipare ad un Free Tour del centro storico di Berat con guida in italiano.
L’escursione è gratuita, si svolge tutti i giorni, ha una durata di circa due ore e ci sono diversi slot di orari tra cui scegliere.
Vi potete tranquillamente iscrivere online da casa cliccando sul link.
Dove dormire a Berat
Grazie alla sua storia Berat è sicuramente uno dei luoghi di maggior interesse dell’Albania.
Per rispondere alle richieste dei numerosi visitatori la città dispone di numerose strutture ricettive in grado di soddisfare le esigenze di ognuno.
Ci sono hotel di ogni standard, appartamenti in case private e numerose guest house. Noi avevamo optato per quest’ultima soluzione e ci eravamo trovati benissimo.
La struttura si chiama Vila Lili, è situata a non più di dieci minuti a piedi dal centro storico, proprio dietro il grande palazzo dell’Università.
Eravamo stati accolti benissimo, con grande senso di ospitalità e ci eravamo sentiti parte di una famiglia. La stanza era confortevole, pulita ed arredata con gusto e attenzione nei particolari.
La colazione (deliziosa e abbondante) era stata preparata con prodotti genuini e l’avevamo consumata nel giardino di casa. La struttura è dotata di connessione Wi-Fi gratuita e parcheggio privato.
Qui puoi verificare le offerte e la disponibilità di
Dove mangiare a Berat
Berat ovviamente ha un’ampia scelta di strutture in grado di soddisfare i peccati di gola e deliziarvi con i gustosi piatti tipici della cucina albanese.
Ci sono le guesthouse che offrono il menù del giorno a una manciata di euro, ci sono diversi ristorantini e snack bar dislocati lungo il viale pedonale di Mangalem, ci sono infine alcuni ristoranti situati nel quartiere di Gorica che offrono delle splendide vedute sulla città vecchia.
La nostra scelta era ricaduta sul ristorante Antigoni ed il menù spaziava tra:
- Tavë Kosi me Mish Qëngji (tortino di formaggio al forno con pezzetti di carne di agnello);
- Tavë Patëllxhani me Mish Qëngji (tortino di melanzane al forno con pezzetti di carne di agnello);
- Fërgëse me Mish Viçi (carne di vitello tritata con pomodoro, spezie e ricotta);
- I Byrek agli spinaci o al formaggio (il classico tortino di pasta sfoglia classico nei Balcani);
- Speca të Mbushur (peperoni ripieni di riso);
- Japrak (foglie di vite ripiene di riso).
Un po’ di storia
Si dice che Berat (o Berati) sia stata fondata dagli Illiri nel IV secolo a.C. in quanto costruirono una fortezza chiamata Antipatrea, sulle rovine di una precedente costruzione.
Dopo i periodi di influenza bizantina (V e VI secolo d.C.), bulgara (400 anni più tardi) e serba dal 1345, la città fu occupata dagli ottomani verso la fine del XIV secolo.
Seguì un periodo di lento ma inesorabile declino fino a quando nel Settecento la città ricominciò a prosperare grazie alle sue botteghe artigianali, soprattutto di maestri ebanisti.
Nel 2008 il centro storico di Berat è entrato a far parte dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, con le motivazioni di “raro esempio di città ottomana ben conservata” e di “pacifica convivenza di varie religioni in passato”.
Come in tutti i luoghi ricchi di fascino e storia anche a Berat si narrano dicerie e leggende. Una di queste, forse la più famosa, racconta la storia di due fratelli che vivevano da queste parti, Shpirag e Tomor.
Entrambi si erano innamorati perdutamente di una bellissima fanciulla di nome Berat e per conquistarla iniziarono a combattere tra di loro, armati rispettivamente di mazza e spada.
Esausti e sfiniti per i violenti duelli i due persero la vita ed i corpi si trasformarono nei monti che circondano la città.
La ragazza disperata per quanto accaduto non riuscì a darsi pace e con le lacrime versate per il dolore diede vita alle acque del fiume Osumi che bagna la città, prima di trasformarsi anch’essa in pietra e formare la rocca su cui sorge la fortezza (Kalaja).
Cosa vedere a Berat in due giorni
A livello pratico possiamo suddividere il centro storico della città in tre zone ben distinte: Mangalem che è il quartiere musulmano, Kalaja dove sorgono i resti dell’antica fortezza ed infine Gorica, il quartiere cristiano che si trova sull’altra sponda del fiume Osumi.
Mangalem
Il quartiere di Mangalem si sviluppa lungo la sponda destra del fiume ed è delimitato a sud dal pacchiano edificio che ospitava l’Università (mi hanno detto che ora è chiuso e verrà riconvertito in hotel) e a nord dalla salita che conduce al castello.
I due punti sono collegati tra di loro da un ampio viale pedonale (Bulevardi Republika).
Ai lati della strada pavimentata da piastrelle rettangolari in pietra sorgono diversi edifici pubblici (tra cui degli istituti scolastici ed il municipio) e una sequenza di ristoranti, negozi e bar affollati di ragazzi a tutte le ore del giorno e della notte.
Tra il viale ed il fiume invece sorge uno spazio verde dove gli anziani si ritrovano a conversare ed a disputare avvincenti partite a domino e scacchi.
In pratica possiamo affermare che il viale pedonale faccia da spartiacque generazionale.
Come abbiamo scritto Mangalem è il quartiere ottomano della città.
Qui infatti sorgono tre importanti moschee: la Moschea di Piombo, chiamata così per le cupole rivestite dal metallo pesante, la Moschea degli Scapoli del XIX secolo ed infine la Moschea del Sultano.
Quando eravamo stati noi le ultime due erano sottoposte a lavori di ristrutturazione finanziati dalla TIKA, l’agenzia statale turca di cooperazione internazionale.
Il complesso che ospita la Moschea del Sultano è formato anche dalla teqe degli Helveti (un ordine dei dervisci) e da un caravanserraglio, oggi adibito ad uffici.
Sia la moschea sia la tekia erano un grande cantiere a cielo aperto ma grazie alla disponibilità di un inserviente eravamo riusciti a visitarli entrambi.
Ci raccontò che durante il periodo del regime comunista di Enver Hoxha, quando al popolo albanese fu negata ogni forma di espressione, movimento e religione, la moschea fu riconvertita in sala da ping pong (tennis tavolo) mentre la teqe in magazzino di approvvigionamento di cereali.
Non lontano dalla Moschea del Sultano sorgono i resti dell’antico Palazzo del Pasha, avente la struttura in muratura di pietra con un sistema di pilastri ed archi.
Mangalam infine è famoso per le sue bellissime abitazioni in stile ottomano punteggiate da numerose finestre, che hanno valso a Berat l’appellativo di città dalle finestre sovrapposte.
Kalaja
L’antica cittadella fortificata (Kalaja in albanaese) si raggiunge tramite una stradina lastricata in sensibile pendenza che ha inizio alcune decine di metri dopo la Moschea del Sultano.
Si sale piano piano lambendo abitazioni adibite a guesthouse, esercizi commerciali e porte di case private.
Durante l’impegnativa ascesa vi consigliamo di fermarvi di tanto in tanto ad ammirare il paesaggio e dissetarvi.
Poche centinaia di metri dopo l’inizio della salita, in uno splendido edificio ottomano del XVIII secolo su due piani, sorge dal 1979 il Museo Etnografico che vi consigliamo vivamente di visitare.
Secondo noi è una delle cose più interessanti da vedere a Berat.
Al piano terra, oltre ad un giardino ben curato e ricco di roseti, sono esposti abiti tradizionali e gli attrezzi utilizzati nelle vecchie botteghe artigianali di un tempo: il ricamatore, il calderaio, il feltraio e l’orafo.
Al piano di sopra invece, raggiungibile con una scala esterna in pietra, ci sono diverse stanze: il verone, che è un terrazzo esterno dove la gente si ritrovava durante le calde serate estive, la cucina, la camera del telaio dove si sbrigavano tutte le faccende domestiche ed infine la camera degli ospiti.
Il Museo Etnografico ha i seguenti orari di apertura (aggiornati al 2023):
- Orario estivo (15 maggio – 30 settembre): aperto tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 18.00.
- Orario invernale (1 ottobre – 14 maggio): dal martedì al sabato dalle ore 9.00 alle ore 16.00, la domenica dalle ore 9.00 alle ore 14.00. Il lunedì il museo rimane chiuso.
Il costo del biglietto è di 300 Lekë.
Dopo metà salita le case e le costruzioni si diradano notevolmente. Sulla sinistra la stradina è fiancheggiata da un muro di sostegno in pietra mentre sulla destra una fila di cipressi offre zone d’ombra ai visitatori.
Una volta superata la porta d’accesso alla cittadella e pagato il biglietto d’ingresso, ci si immette in un grande slargo delimitato dai resti delle vecchie mura, dal quale potete godere di un bel panorama.
Situati in posizione strategica rispetto al varco di accesso, alcuni bar e ristoranti rappresentano un approdo sicuro per rifocillarsi e concedersi un momento di relax dopo la faticosa camminata.
Sui muri in pietra le donne del quartiere espongono i lavori di ricamo a mano su tovaglie e indumenti.
Noi vi consigliamo di andare alla scoperta di Kalaja senza una meta precisa, lasciandovi trasportare lungo il dedalo di vicoli in acciottolato.
Dietro ad ogni angolo troverete un qualcosa di suggestivo e interessante e gli amanti della fotografia potranno dare sfogo alla loro fantasia.
Negli spazi occupati dell’ex Cattedrale Ortodossa dedicata alla Dormizione di Santa Maria, sorge dal 1986 il Museo Onufri.
La cattedrale fu costruita nel 1797 sulle fondamenta di una chiesa più antica risalente al X secolo.
L’edificio presenta un’architettura tardo bizantina con un’espressione artistica in stile barocco balcanico, come evidenziato dalla pregiata iconostasi a due livelli datata 1807.
Nelle sale laterali invece sono esposte numerose icone (dal XIV al XX secolo) e oggetti liturgici.
Il Museo Onufri ha i seguenti orari di apertura (aggiornati al 2023):
- Orario estivo (15 maggio – 30 settembre): aperto tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 18.00.
- Orario invernale (1 ottobre – 14 maggio): dal martedì al sabato dalle ore 9.00 alle ore 16.00, la domenica dalle ore 9.00 alle ore 14.00. Il lunedì il museo rimane chiuso.
Il costo del biglietto è di 400 Lekë.
Posizionata in posizione defilata a strapiombo sulla rocca, sorge la chiesetta bizantina della Santa Trinità. Dovrebbe risalire al XIV secolo anche se le origini non sono certe.
Un’iscrizione rinvenuta all’interno dell’edificio porta il nome Andronicus Paleologus, che fu Governatore della provincia di Berat tra il 1320 ed il 1326.
Il ritrovamento ha portato quindi gli studiosi a pensare che l’edificio sia stato edificato proprio durante quel periodo.
Gorica
Il quartiere cristiano di Gorica è collegato al resto della città da due grandi ponti. Il primo ha una struttura massiccia in metallo e calcestruzzo, si chiama Ura e Goricës e sbuca proprio di fronte al famoso ristorante Antigoni.
Dal manufatto si possono scattare delle bellissime foto sulle case ottomane di Mangalem.
Il secondo invece è un ponte in pietra e si chiama Gorica, come il quartiere.
Il ponte fu menzionato per la prima volta nel Seicento dal viaggiatore turco Evliah Çelebi, il quale scrisse che il manufatto era in legno di quercia e poggiava su un basamento in pietra.
Nel 1777 il ponte fu ricostruito interamente in pietra per volere di Ahmet Kurt Pasha.
Nel 1880 fu distrutto dalle inondazioni del fiume Osumi e successivamente fu sottoposto a lavori di riparazione, finché nel 1930 fu riportato alla sua struttura originale.
Il ponte è lungo 130 metri ed è composto da nove archi semicircolari (uno nascosto sotto la nuova strada).
Dicevamo che Gorica è il quartiere cristiano. Ospita infatti la Chiesa di San Tommaso e il Monastero di San Spiridione.
Dalla stradina che costeggia il fiume è possibile intravedere sulle alture di fronte la piccola e suggestiva cappella di San Michele.
PS: tutti i prezzi inseriti nell’articolo sono riferiti al momento del nostro viaggio, effettuato nel mese di maggio 2019.
Valuta Albania
Lek (plurale Lekë)
Codice ALL
In città avevamo trovato un paio di uffici cambiavalute situati uno vicino all’altro in Rruga Antipatrea, la parallela della pedonale Bulevardi Republika. Entrambi non applicavano commissioni.
In alternativa nel centro storico ci sono sia istituti bancari sia diversi sportelli ATM per prelievi tramite bancomat o carta di credito.
Copertura sanitaria in Albania
Il servizio sanitario nazionale italiano non ha una convenzione bilaterale con l’Albania (neanche per le prestazioni di Pronto Soccorso) e quindi prima di partire è consigliato stipulare un’assicurazione sanitaria privata.
Photo credits: la mappa di Tirana è stata scaricata da Google Maps.