Ero stato in Sicilia per la prima volta nel lontano 1983, assieme a mio padre
Avevamo organizzato un tour classico, uno di quelli che abbinano un mix di storia, arte, cultura ed enogastronomia.
Eravamo sbarcati a Palermo provenienti con il traghetto da Napoli.
Lasciato il capoluogo della regione, l’itinerario si era sviluppato tra Segesta, Selinunte, Agrigento, Piazza Armerina ed infine Catania, tralasciando in pratica tutta la parte Sud Orientale dell’isola.
I romanzi di Andrea Camilleri prima e la serie televisiva del commissario Montalbano poi ci avevano fatto letteralmente innamorare di questo lembo di terra.
Lo scrittore Antonio Tabucchi diceva che:
“un luogo non è mai solo ‘quel’ luogo, quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati”.
Noi siamo arrivati, non proprio per caso, in una splendida giornata di sole di metà ottobre di alcuni anni fa, giusto in tempo per festeggiare il mio compleanno.
Cosa trovate in questo articolo?
Una serie di spunti e idee per pianificare degli itinerari sostenibili in quelli che riteniamo alcuni dei posti più belli della Sicilia Sud Orientale.
Oltre ad alcune informazioni utili e consigli pratici per organizzare il viaggio, in base alla nostra esperienza personale.
Come sempre.
Indice
- Come arrivare in Sicilia Sud Orientale
- Sicilia Sud Orientale, dove alloggiare
- Come muoversi
- Cartina Sicilia Sud Orientale dettagliata
- I posti più belli della Sicilia Sud Orientale
Come arrivare
Questa zona della regione è servita da due aeroporti, quello di Catania, che è indubbiamente il principale, e quello di Comiso.
Quest’ultimo però, a differenza del primo, offre collegamenti solo con poche città italiane.
Distanze chilometriche dall’aeroporto di Catania:
Siracusa 60, Avola 80, Noto 90 ed infine Ragusa 102.
Distanze chilometriche dall’aeroporto di Comiso:
Siracusa 109, Avola 87, Noto 79 ed infine Ragusa 27.

Palazzo Ducezio (Noto)
Sicilia Sud Orientale: dove alloggiare
Le province di Siracusa e Ragusa presentano un’ampia offerta di strutture ricettive, pronte ad accogliere turisti e vacanzieri durante tutti i mesi dell’anno.
Se vi chiedete dove alloggiare nella Sicilia Sud Orientale, oltre a hotel di ogni standard trovate eleganti Bed & Breakfast, appartamenti, case vacanza e splendidi agriturismo.
Delle fattorie che vi permetteranno di vivere in campagna, con i tempi scanditi dai lavori nei campi e dai cicli della natura.
Noi abbiamo fissato il nostro alloggio nella cittadina di Avola, equidistante rispetto alle località che avevamo in programma di visitare.
Per l’occasione abbiamo optato per il Bed & Breakfast Nonna Nina, una struttura semplice ed accogliente, a conduzione famigliare.
Per iniziare al meglio la giornata, l’edificio è dotato di una bella terrazza panoramica in cui godersi la colazione sotto i primi raggi caldi del sole.
Al seguente link invece potete verificare le tariffe e la disponibilità dell’intera offerta di:
Come muoversi
Se avete in programma un tour itinerante come il nostro, allora è indispensabile avere a disposizione un mezzo proprio.
Per tutta una serie di motivi infatti è impensabile l’utilizzo dei mezzi pubblici: la durata dei trasferimenti, il limitato numero di corse a disposizione, l’impossibilità di raggiungere i posti più remoti.
Noi abbiamo noleggiato un’auto all’aeroporto Catania.
A dire il vero l’avevamo già fatto in anticipo da casa, affidandoci come spesso accade al portale DiscoverCars.
Di cosa si tratta?
Il portale non è altro che un comparatore di tariffe tra le più importanti compagnie di autonoleggio che operano sul territorio.
Con l’opzione “cancellazione gratuita” infine si è protetti contro qualsiasi imprevisto, fino a pochi giorni prima della partenza.
Cartina Sicilia Sud Orientale dettagliata

Cartina dettagliata (© Google Maps)
I posti più belli della Sicilia Sud Orientale
Come siamo soliti fare durante i nostri viaggi on the road abbiamo individuato due aree geografiche ben distinte da visitare.
La prima situata tra le province di Siracusa e Ragusa, all’estremità Sud Orientale della regione, la seconda nei dintorni di Agrigento, tralasciando però il capoluogo che avevamo già visitato in passato.
Spostarci in auto ci ha permesso di rendere flessibili gli itinerari pianificati in base alle nostre esigenze e al tempo atmosferico.
Abbiamo percorso delle stradine secondarie poco battute dal traffico, esplorando dei piccoli borghi immersi nell’entroterra.
Luoghi autentici, dove il tempo scorre lentamente, scandito da usanze e mestieri tramandati da generazioni, in un continuo intreccio con la penna di Andrea Camilleri.
Prima di andare alla scoperta di questi luoghi, vi consigliamo di indossare auricolari e/o cuffie e continuare la lettura ascoltando le canzoni di Olivia Sellerio.
Sono delle poesie.

Sala Gialla, palazzo Nicolaci (Noto)
Itinerario Sicilia Sud Orientale
1° giorno = Arrivo all’aeroporto di Catania e visita di un giorno a Siracusa;
2° giorno = Visita alla Riserva Naturale di Vendicari e al villaggio di Marzamemi;
3° giorno = Visita di Noto e relax in spiaggia a Avola;
4° giorno = Visita alle città di Modica e Ragusa;
5° giorno = Visita alle località di Scicli, Sampieri, Punta Secca e Castello di Donnafugata. Al termine trasferimento nella zona di Agrigento.
A Siracusa e alla Riserva Naturale di Vendicari abbiamo dedicato un articolo specifico, che potete consultare cliccando sui rispettivi link.
Qui di seguito invece trovate le nostre impressioni sulle altre località.
Marzamemi
Marzamemi è un delizioso borgo di pescatori molto ricercato dai turisti, situato quasi all’estremità meridionale dell’isola, a pochissimi chilometri da Pachino.
Siamo arrivati nel tardo pomeriggio giusto in tempo per un aperitivo, dopo aver trascorso l’intera giornata a fare trekking lungo i sentieri della riserva di Vendicari.
Lasciata la SP19 ci siamo immessi in un vero e proprio toboga di curve e controcurve.
Tra cactus, piantagioni di ulivi, filari di viti e canneti sbucano le serre utilizzate per la produzione di pomodori e altri ortaggi.
Lasciata l’auto nella zona nuova del villaggio, abbiamo raggiunto il centro storico con una passeggiata lungo la via che prende il nome dal paese.
Da un lato basse abitazioni dalle facciate tinteggiate con calce bianca, dall’altro la zona pedonale ed il porticciolo. Il vento di brezza proveniente dal mare scuote leggermente le foglie delle palme sul lungomare.

Negozio di souvenir (Marzamemi)
All’orizzonte si staglia l’isola Piccola con la sua inconfondibile villa di colore rosso. L’isoletta è conosciuta anche con il toponimo di Brancati, dal nome della famiglia che ne è proprietaria.
Quasi in fondo alla strada sorge il complesso della tonnara. La struttura, la più grande della Sicilia dopo quella di Favignana, risale più o meno all’anno mille, durante la dominazione degli arabi.
In pratica dava lavoro a tutta la comunità ed è rimasta in funzione fino al 1972, quando la pesca si focalizzò interamente sul pesce azzurro tralasciando il tonno.
Largo Balata è uno slargo pavimentato con lastroni rettangolari in pietra che si affaccia sul mare.
Piccole imbarcazioni in legno sono ormeggiate agli anelli in ferro fissati sul bordo della banchina. È il posto ideale per ammirare il tramonto seduti sulle panchine oppure ai tavolini all’aperto di un bar.
Il centro storico risale al Settecento, quando la tonnara fu acquistata dalla nobile famiglia dei Villadorata. Il complesso è stato edificato con la tipica pietra arenaria della zona.
È composto dai seguenti edifici: il palazzo del Principe, la loggia degli Scieri, da due chiese, dallo stabilimento utilizzato per la lavorazione del tonno ed infine dalle abitazioni dei pescatori.

Piazza Regina Margherita (Marzamemi)
Il sale utilizzato per la conservazione della carne proveniva dalle saline di Trapani, un luogo che abbiamo visitato qualche anno più tardi e nel quale abbiamo lasciato il cuore.
Il palazzo del Principe fu costruito in stile barocco su due livelli nel 1752, con un tetto a terrazza avente una superficie di oltre 200 metri quadri.
Piazza Regina Margherita è l’anima del borgo. Anche se molto frequentata sia da turisti sia dalla gente del posto, rimane un luogo ricco di fascino situato in uno splendido contesto.
Sulla piazza si affacciano due chiese, dei ristoranti e alcuni negozi di souvenir.
I due edifici religiosi sono entrambi dedicati a San Francesco da Paola, il patrono del paese.
Quella più antica, adiacente l’arco di ingresso alla piazza provenendo dal Largo Balata, è in disuso, mentre quella nuova fu edificata solo nel secondo dopoguerra.
Le caratteristiche case dei pescatori infine hanno il tetto in coppi, infissi di colore azzurro e sulle facciate si arrampicano le piante di cactus.

Abitazioni pescatori (Marzamemi)
Noto
Noto è una località situata tra Avola e la Riserva Naturale di Vendicari, nell’immediato entroterra della costa ionica.
La cittadina è il risultato di un lungo processo di ricostruzione durato diversi decenni, dopo che l’antica Noto andò completamente distrutta a causa del terremoto del 11 gennaio 1693.
La città vecchia sorgeva a una decina di chilometri di distanza da quella attuale.
Lasciata l’auto in uno slargo adiacente la strada statale che cinge il centro storico, ci siamo incamminati lungo vicoli in leggera pendenza che ci hanno condotti verso il cuore della città: Corso Vittorio Emanuele.
Di tanto in tanto ci siamo fermati ad ammirare gli infissi delle abitazioni, con gli scuri dai colori vivaci che risaltano tra le tonalità chiare dei muri.
La mattina Noto dà il meglio di sé.
L’inclinazione dei raggi del sole infatti conferiscono a edifici religiosi e palazzi una splendida colorazione dorata.
Corso Vittorio Emanuele è l’asse principale della città ed è fiancheggiato da una sequenza di edifici in stile barocco, uno più bello dell’altro.
Sono inframezzati da ristoranti, atelier di artisti, botteghe artigiane, negozi di souvenir e bar. Fermatevi per una sosta ristoratrice e gustate una cassata, una spremuta d’arancia o un caffè.

Il centro storico (Noto)
Provenendo da oriente ci si immette sul grande viale oltrepassando Porta Reale, costruita nel 1838 in onore di Ferdinando II di Borbone, sovrano del Regno delle due Sicilie.
Poche decine di metri più avanti, sulla destra, sorge il complesso monastico formato dalla chiesa del Santissimo Salvatore, dal Seminario della Diocesi e dall’ex Monastero Benedettino.
Sia la chiesa sia il convento furono progettati da Vincenzo Sinatra nella prima metà del Settecento. Sopra il complesso svetta una torre campanaria con la cuspide a forma piramidale.
Sull’altro lato della strada invece sorge la chiesa di Santa Chiara, adiacente all’ex Convento delle Benedettine.
L’edificio fu progettato da Rosario Gagliardi e la costruzione venne completata nel 1758.
La pianta centrale ha forma ellittica e l’interno è ricco di decorazioni con stucchi e putti.

Chiesa di Santa Chiara (Noto)
Al termine della visita vi consigliamo di salire sul terrazzo, da dove potete ammirare un bel panorama sul centro storico della città.
Piazza del Municipio è l’anima di Noto. Sul lato meridionale sorge Palazzo Ducezio, la sede del comune, splendido edificio barocco del 1746.
Dalla parte opposta della strada invece, in cima ad un’ampia scalinata a tre rampe, sorge il Duomo.
La costruzione della Cattedrale di San Nicolò fu ultimata nel 1776, ha la facciata fiancheggiata da due torri campanarie e l’interno è a tre navate. Alla sua sinistra svetta Palazzo Landolina di Sant’Alfano.

La facciata della Cattedrale (Noto)
Lungo via Nicolaci infine sorge l’omonimo Palazzo.
Fu edificato nel 1737, ha la facciata caratterizzata da un ampio portale fiancheggiato da due grandi colonne ioniche ed è sormontato da un balcone con la ringhiera in ferro.
Grazie ad un’ampia scalinata in marmo a doppia rampa si accede al primo piano, quello aperto al pubblico. Alcune stanze sono ben conservate, a noi sono piaciute molto sia la Sala da Ballo sia la Sala Gialla o di conversazione.
Via Nicolaci infine ospita nel mese di maggio di ogni anno la famosa Infiorata di Noto, la manifestazione che ha fatto conoscere la cittadina anche all’estero.
La strada in leggera pendenza viene completamente tappezzata di fiori, che danno vita a decorazioni raffiguranti motivi religiosi e di cultura popolare.
Modica
La cittadina di Modica si sviluppa alle pendici meridionali dei monti Iblei.
Nella zona alta dell’abitato, quella che si sviluppa sul cuneo di un altopiano, sorge quello che è l’edificio più caratteristico della cittadina, la Chiesa di San Giorgio.
È situata alla sommità di una scenografica scalinata, come la gran parte degli edifici religiosi della zona ha la facciata convessa, per resistere meglio a eventuali scosse di terremoto.
L’interno è a cinque navate ed è ricchissimo di opere d’arte, suddivise tra dipinti, statue e sculture.
Di fianco al duomo sorge invece il palazzo Castro-Polara Grimaldi.
Nel 1890 Francesco Castro-Polara convolò a nozze con Grazietta Grimaldi, appartenente a una delle più influenti famiglie di Modica, discendente di un ramo dei principi di Monaco.
Dopo il matrimonio il palazzo fu ristrutturato a inizio Novecento e assunse l’aspetto attuale.
Una volta entrati vi suggeriamo di notare il foro sul soffitto. Da lì scendeva un cordoncino che veniva azionato per aprire il portone d’ingresso.
Dai balconi esterni si può godere di una splendida vista sulla facciata della Chiesa di San Giorgio e lo scorrere lento della vita quotidiana.
Prima di lasciare la città vi consigliamo di recarvi sul punto più alto dell’abitato, dove sorge la Chiesa di San Giovanni Evangelista.
Di fianco alla scalinata parte una stretta stradina che porta al belvedere Pizzo, uno slargo pavimentato in lastre di pietra da cui si può ammirare dall’alto un panorama della città.
Modica infine è famosa per il cioccolato. Si tratta di una varietà che a noi è piaciuta moltissimo, ottenuta grazie a una lavorazione a “freddo” che impedisce allo zucchero di amalgamarsi con il cacao, rendendo il prodotto granuloso.
Nel 2018 ha ottenuto il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta (IGP).
Ragusa Ibla
Percorrendo le strade provinciali numero 17 e 28 ci siamo addentrati in uno splendido contesto paesaggistico, ricco di poderi recintati con muretti a secco foderati da ulivi e alberi da frutto.
Ragusa è una città con due anime.
A ponente, sulla collina del Patro sorge la città nuova, Ragusa Superiore, mentre più in basso allungata tra due ripidi valloni sorge Ragusa Ibla, il vecchio centro storico.
Anch’esso fu distrutto dal terremoto del 1693 ma fu ricostruito esattamente nello stesso punto. I due comuni autonomi furono unificati nel 1927.

Atelier del barbiere (Ragusa)
Lasciata l’auto in un parcheggio in Corso Italia ci siamo incamminati in discesa lungo la cosiddetta Salita Commendatore, un tortuoso sentiero tra scalinate e stretti vicoli.
Percorrendo le cosiddette scale di Ibla si possono osservare dei veri e propri spaccati di vita quotidiana.
Il vecchio e trasandato atelier del barbiere, il palazzo della Cancelleria, gli anziani affacciati ai balconi con i panni stesi ad asciugare.
Se passate da queste parti al tramonto avete la possibilità di ammirare Ragusa Ibla illuminata dai raggi calanti del sole, mentre tutto quello che la circonda è in zona d’ombra.

Ragusa Ibla al tramonto
Il punto di raccordo tra i due nuclei è piazza della Repubblica su cui si affaccia la Chiesa del Purgatorio.
Il cuore di Ragusa Ibla è rappresentato dalla piazza del Duomo.
Di forma allungata, lo slargo è suddiviso in una zona pedonale e l’altra accessibile al traffico. È pavimentato con lastre rettangolari in pietra ed è ornato da aiuole fiorite circondate da panchine metalliche.
La Basilica di San Giorgio fu progettata nel 1739 da Rosario Gagliardi e domina dall’alto di una scalinata la piazza.
Ha una splendida facciata barocca, la torre campanaria convessa al centro e una cupola neoclassica. L’interno invece è a tre navate con vetrate istoriate del 1926.
In fondo alla piazza si possono ammirare l’edificio che ospita il Circolo della Conversazione, dalle facciate color celeste, e Palazzo Arezzo Spuches di Donnafugata.
Entrambi sono comparsi più volte nelle scene di Montalbano.

Piazza del Duomo (Ragusa Ibla)
Palazzo Arezzo Spuches è una meraviglia.
Si sviluppa su una superficie di 7000 metri quadri, tra saloni, salottini e ambienti di colori diversi. È dotato di un balcone alla maltese, che permette di guardare all’esterno senza essere visti dai passanti.
L’unico teatro della città si trova nello scantinato dell’edificio, si tratta di un teatro privato, di famiglia, con solo un centinaio di posti a sedere. Per visitare l’edificio è necessario contattare la struttura.
Proprio in fondo a Corso XV Aprile, al limite orientale della città, sorge il Giardino Ibleo.
Si tratta di un’area verde ricca di piante di medio e alto fusto, all’ingresso ospita i resti della chiesa di San Giorgio Vecchio, andata distrutta dal terremoto di fine Seicento.
Nell’interno invece ci sono altri due edifici religiosi: la chiesa di San Giacomo Apostolo e quella dei Cappuccini Vecchi.
Scicli
La cittadina di Scicli è un gioiello del barocco siciliano, ricca di chiese e palazzi bellissimi.
Noi abbiamo fatto una breve sosta di primo mattino per dare un’occhiata al palazzo comunale, quello che nella fiction televisiva di Montalbano è stato il set del commissariato di Vigata.
Chi di noi non se lo ricorda?
Sampieri
Il villaggio di Sampieri si trova sul mare a una decina di chilometri dal capoluogo Scicli.
Superata Punta Pisciotto, alla periferia del paese, si giunge ai resti di un grande edificio abbandonato. Si tratta dell’ex fornace Penna, meglio conosciuta come La Mannara nei romanzi di Andrea Camilleri.
L’impianto produttivo fu inaugurato nel 1912, è già visibile da lontano grazie alla ciminiera alta 41 metri, venne chiuso definitivamente dieci anni più tardi a causa di un incendio che lo distrusse.
Lasciata l’auto in prossimità della spiaggia, ci siamo incamminati lungo la lingua di sabbia dorata.
Qui si producevano mattoni e tegole da esportare in tutte le maggiori città del Mediterraneo.
Ora è rimasto solo un interessante reperto di archeologia industriale.

Spiaggia di Punta Secca
Punta Secca
Punta Secca è una piccola stazione balneare situata nel comune di Santa Croce Camerina.
Siamo arrivati nel primo pomeriggio dopo aver visitato Scicli e Sampieri, da cui dista una trentina di chilometri.
Lasciata l’auto in una piazzetta di recente costruzione proprio ad inizio paese, ci siamo incamminati verso il centro percorrendo Corso Aldo Moro. Proprio in fondo alla strada si giunge nel luogo che ha reso famosa Punta Secca in tutto il mondo.
Si tratta della villetta che ospita la casa del Commissario Montalbano nella serie televisiva.

L’abitazione del Commissario Montalbano
In realtà la struttura è un Bed & Breakfast e grazie alla popolarità acquisita, è diventata meta di un vero e proprio pellegrinaggio da parte di numerosi turisti e curiosi.
Non fosse per questo il paesino sarebbe un posto tranquillo.
Abbiamo proseguito la visita facendo una passeggiata sul lungomare, con la battigia ricoperta di alghe.
Poche decine di metri più avanti la torre di colore bianco candido che ospita il faro. La struttura è alta 35 metri, fu costruita nel 1858 per volere del governo borbonico.
A metà pomeriggio, dopo aver degustato un caffè, abbiamo ripreso la macchina e ci siamo diretti al Castello di Donnafugata, l’ultima tappa del nostro itinerario.
Castello di Donnafugata
Il nome della contrada in cui sorge il complesso deriva dall’arabo “ayn as jafat” che significa “fonte della salute” e secondo noi è uno dei luoghi più belli della Sicilia Sud Orientale.
Arrivando da est, dopo aver superato Rosolini, grazie a delle stradine secondarie che sezionano la campagna ci si addentra in un paesaggio bellissimo.
Da un lato il mare, dall’altro invece poderi pieni di ulivi e piante di ceratonia, l’albero da frutto che produce le carrube.

La facciata del Castello di Donnafugata
Le origini documentate del Castello di Donnafugata risalgono al 1628, quando la famiglia di Guglielmo Bellio Cabrera vendette il feudo alla famiglia Arezzo.
Quest’ultima ne detenne la proprietà per più di tre secoli fino a quando venne acquistato dal Comune di Ragusa, l’odierno proprietario.
La conformazione attuale del maniero risale alla fine dell’Ottocento, dopo che negli anni precedenti erano stati eseguiti diversi interventi di trasformazione.
La struttura occupa una superficie di 2500 metri quadri ed è circondata da un parco di circa otto ettari, ricco di alberi esotici e ficus.
Si sviluppa su tre piani, conta 122 stanze, ma solo le sale di rappresentanza del Piano Nobile sono aperte al pubblico (circa una trentina).
Lasciata l’auto in uno slargo in terra battuta custodito a pagamento, ci siamo incamminati lungo un vialetto in acciottolato in leggera pendenza verso il corpo principale del castello.
Ai lati alcuni ristoranti e negozi di souvenir. Accovacciati all’ombra davanti agli usci delle case dei cani assonnati.
Grazie a un’ampia scalinata monumentale si accede al terrazzo esterno, situato sotto l’elegante loggiato gotico veneziano e delimitato da un parapetto a colonnine.
Da qui sopra si può ammirare un paesaggio mozzafiato sulla vallata sottostante, fino al mare.

Sala degli Stemmi (Castello Donnafugata)
La visita agli interni ci ha fatto scoprire alcuni saloni veramente interessanti, tra cui quello degli Specchi e quello degli Stemmi.
Il primo, in stile impero, in passato veniva usato per balli, feste e ricevimenti e si ispirava a quello ben più noto della Reggia di Versailles.
Il secondo invece era un salone di rappresentanza e sulle pareti sono dipinti circa 750 stemmi. Quello della famiglia Arezzo è uno scudo inquadrato d’oro e azzurro, a quattro ricci.
Il parco l’abbiamo trovato un po’ trascurato ad essere sinceri. In mezzo ad un prato ricco di fiori di campo, palme, alberi di medio fusto e vialetti in ghiaino sorgono un tempietto circolare, un labirinto di muri e una cappella.
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